
La rivoluzione che stravolge il cinema moderno
Un viaggio dentro l’evoluzione del grande schermo tra streaming, nuovi linguaggi e il punto di vista di un giovane attore siciliano
Il cinema sta vivendo una trasformazione profonda: l’ascesa delle piattaforme streaming, le nuove abitudini del pubblico e l’evoluzione dei linguaggi stanno ridisegnando l’intero panorama audiovisivo. In questa intervista parliamo con Salvatore Piemonte, attore emergente siciliano, ed esploriamo come cambia davvero il modo di fare e vivere il cinema oggi.
Da tempo il mondo del cinema attraversa un periodo di difficoltà. Sempre più spesso le grandi produzioni, anche internazionali, nascono direttamente per piattaforme come Netflix o Prime Video. A tuo avviso, si tratta di una vera e propria rivoluzione o solo di una fase di passaggio?
La mia opinione è che oggi il modo di fare cinema sia cambiato profondamente. Assistiamo a una rivoluzione che riguarda i gusti e le preferenze del pubblico e, di conseguenza, a un adattamento dell’intera industria alle nuove esigenze internazionali di serie e film. La comodità delle piattaforme consente a chiunque di scegliere cosa vedere e quando farlo. Credo quindi che si tratti di una vera trasformazione del modo stesso di intendere il cinema. Nonostante tutto, però, la magia della sala resta intatta.
Secondo te, cosa cambia davvero tra il recitare davanti alla macchina da presa per il cinema e farlo per la televisione o per le serie streaming?
I due contesti sono certamente diversi, ma ritengo che la performance di un attore non debba cambiare in base al mezzo. Il fascino della sala rimane unico e indiscutibile, ma per un attore entrambe le esperienze sono estremamente formative.
C’è un film o una serie italiana recente che ti ha colpito particolarmente, magari al punto da pensare: “Avrei voluto esserci anch’io”?
Ho visto Gomorra, la serie ispirata al romanzo di Roberto Saviano: mi è piaciuta molto e ho pensato che avrei voluto interpretare un ruolo, immergermi nella trama e nelle dinamiche dei personaggi. Ho visto anche Il Gattopardo: le ambientazioni d’epoca mi ispirano molto. Sono produzioni curate, realizzate con grande attenzione; parteciparvi sarebbe un’esperienza bellissima.
Oggi si parla molto di quanto i social possano influenzare una carriera artistica. Pensi che la visibilità online conti più, meno o semplicemente in modo diverso rispetto al talento e alla formazione classica di un attore?
Se bastassero i social sarebbe fin troppo semplice costruire una carriera artistica. Sicuramente rappresentano una vetrina importante, ma la visibilità è il risultato di più fattori. Personalmente tengo molto alla mia presenza online, anche se a volte trascuro i rischi legati a questo mondo: curo con attenzione ciò che pubblico, perché lo considero parte del mio percorso.
Guardando al futuro, come immagini l’evoluzione del cinema? C’è davvero il pericolo che le piattaforme digitali finiscano per oscurare definitivamente il grande schermo?
Io credo che il cinema non morirà mai e non sarà mai oscurato da nessuno. La sua forza sta nella storia che porta con sé e nella continua capacità di evolversi. Le piattaforme e il cinema possono coesistere, offrendo modalità diverse di intrattenimento agli spettatori.
Allo stesso tempo, le nuove realtà digitali offrono più spazio e libertà di espressione. Secondo te rappresentano una minaccia o una nuova opportunità per le giovani generazioni di attori e registi?
Le vedo come un’opportunità, non come una minaccia. Sono spazi nuovi, più liberi, in cui sperimentare e crescere. Queste realtà rappresentano il futuro e incarnano una nuova modalità di intendere il cinema: più dinamica, più accessibile, più aperta all’innovazione.


