Letizia Tassi, donna libera e talento senza confini

Letizia Tassi, donna libera e talento senza confini

Una storia di coraggio, passione e trasformazione

letizia tassi 1 Letizia Tassi ha 38 anni, vive a Roma ed è alta 1 metro e 52: piccola di statura, ma con un carisma che riempie ogni spazio. Attrice, performer, insegnante, autrice. Ma soprattutto donna libera.

Occhi castano chiaro, capelli castani, Letizia Tassi un’anima cosmopolita – parla fluentemente molte lingue, e una storia personale che si intreccia profondamente con la sua arte. Un talento che ha scelto di non farsi incasellare, né nei ruoli, né nei cliché, né nei numeri della bilancia.

Letizia Tassi, di cosa ti occupi oggi?

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«Principalmente recito, insegno teatro ai bambini e mi occupo dell’organizzazione di eventi culturali. Ma l’arte è per me anche uno strumento terapeutico: conduco laboratori espressivi che aiutano le persone a riscoprire sé stesse e a stare meglio. È un lavoro che mi dà senso. Oggi vorrei espandere il mio raggio d’azione, soprattutto nel cinema. Ho partecipato a un cortometraggio e vorrei esplorare di più quell’ambito. Parlo cinque lingue e credo che questa versatilità possa aprirmi nuove strade»

Il mondo della moda ti incuriosisce?

«Diciamo che non sono mai rientrata nei suoi canoni. In passato ho perso 74 chili. Avevo un corpo che non veniva rappresentato, non era previsto. Oggi porto una taglia 42, ma quel vissuto lascia tracce. Credo fermamente che la moda debba raccontare la varietà umana, non solo l’estetica standardizzata. La bellezza vera è plurale».

Hai avuto esperienze artistiche forti, anche personali. Ce ne racconti qualcuna?

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«Per quanto riguarda la musica, “Ostaggi” ha segnato un punto di svolta per me, perché è stata la prima volta in cui ho preso quello che provavo e, senza paura, l’ho trasformato in qualcosa di bello: una canzone. Dentro ci sono parole pesanti, ma la sua forza sta proprio in questo: sono vere. “Ostaggi” affronta il tema dei disturbi alimentari ed è stata anche premiata con il Premio Mogol, un riconoscimento speciale, perché nato da una ferita ancora aperta.ù

Il mio debutto da attrice è stato invece con “CICCIONI”. All’epoca pesavo quasi 150 kg, e quel ruolo l’ho ottenuto anche grazie a un corpo che, per molti, era socialmente inaccettabile e artisticamente scomodo. Ma per me è stato l’opposto: quel corpo era una possibilità, non un limite. Ricordo bene chi mi diceva: “Se dimagrisci, lavorerai meno”. Come se il mio valore dipendesse da una taglia. Invece, scegliere di perdere peso è stato un atto d’amore verso me stessa, verso la mia salute. Non una resa, né tantomeno una paura.»

Che messaggio vuoi trasmettere con il tuo lavoro?

«Che l’unico modo autentico per stare bene è essere se stessi, davvero, con tutte le imperfezioni. Non solo accettarsi, ma abitarsi. Dalla testa ai piedi, con amore e coraggio».

E ora stai per lanciare anche un nuovo brano: ce ne parli?

«Sì! Il 13 giugno esce “Sopra una nuvola”, prodotto con Caronte Music Group. È una canzone che parla di quella fase iniziale dell’innamoramento, in cui tutto è leggero, sospeso, e ci sentiamo come su un palloncino a forma di cuore. È quel momento in cui siamo più innamorati dell’idea dell’amore che della persona in sé, perché tutto è ancora un mistero. Le giornate sembrano piene di possibilità, ogni gesto ha un significato, ogni dettaglio vibra. È un pezzo dolce e spensierato, ma anche un po’ malinconico, perché racconta la magia fragile di quelle emozioni che conosciamo bene, ma che ogni volta ci sorprendono come se fosse la prima.»

Cosa ti fa stare bene nel tempo libero?

letizia tassi 2«Camminare con il mio cane: a febbraio abbiamo concluso insieme l’ultimo tratto del Cammino di Santiago, un’esperienza profonda. E poi leggere, scrivere, trascorrere del tempo con le persone che amo. Le cose semplici che tengono vivi».

Tre aggettivi per descriverti?

«Caparbia, resiliente e brillante. A volte mi sento un po’ come il vetro: trasparente, ma capace di riflettere la luce».

E tra cinque anni, dove ti immagini?

«O in un ufficio postale – perché la partita IVA, a tratti, mi ha veramente prosciugata – oppure, come spero con tutto il cuore, su un palco. A fare il mio mestiere con più stabilità, più dignità, più continuità. Il talento ce l’ho sempre avuto, ora voglio solo che il sistema me lo lasci esprimere».

Letizia Tassi è una di quelle voci che non si dimenticano. La sua storia personale non è solo testimonianza di forza, ma una lente con cui guardare più in profondità ciò che chiamiamo “spettacolo”. Perché dietro ogni artista c’è un essere umano in cerca di spazio, non di consenso. E Letizia, con la sua onestà disarmante, ci ricorda che l’arte più potente è quella che non cerca di compiacere, ma di raccontare la verità.

A cura di Mario Altomura
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